mercoledì 21 novembre 2018

IL CARTACEO HA ANCORA IL SUO FASCINO, PROPRIO COME L'ENCICLOPEDIA DELL'ILLUMINISMO



di LORENZO VAMPO - 4ACT


L'uso corrente del nome enciclopedia designa l'esposizione delle scienze e delle arti, secondo un sistema logico e organico, o sotto un numero di voci ordinate alfabeticamente. Caratteristica essenziale delle enciclopedie, anche speciali, è di considerare le parole registrate come argomento da trattare quanto più completamente sia possibile, raggruppando intorno a esse tutte le notizie più svariate, in modo da dare del soggetto una visione compiuta.
La prima intenzione di sistemazione del sapere è espressa dalle opere di Aristotele, che elaborò una classificazione delle scienze in teoretiche, pratiche e poietiche; schema poi ripreso dagli autori di enciclopedie d’età medievale. Nel Medioevo, la visione unitaria del sapere originò il concetto secondo cui la conoscenza dovesse tendere a un sistema unitario, poiché il sapere doveva essere formulato in modo che rispecchiasse l’ordine oggettivo del mondo. Un esempio della più vasta enciclopedia del Medioevo è lo Speculum maius (XIII sec.), che funge da sunto di tutte le conoscenze del tempo. Nel corso del ‘700 iniziò poi a sentirsi l'esigenza di grandi opere in vari volumi che potessero descrivere tutto il sapere. Nacque quindi l’ Encyclopédie illuminista che, accanto ai contributi dei maggiori pensatori francesi dell'epoca, dedicava molto spazio alle informazioni di tipo tecnico; ne seguirono poi l’ Encyclopædia Britannica e molte altre, che hanno fornito la base per la realizzazione delle enciclopedie moderne. Anche l’Italia, soprattutto nel ‘900, poté vantare di due importanti opere, con l’Enciclopedia Treccani e l’Enciclopedia Bompiani.
Come si evince quindi dalla lunga storia alle spalle della parola enciclopedia, è possibile osservare come, fino al secolo scorso, in tutto il mondo circolassero varie tipologie di volumi, ognuno con caratteristiche differenti, i quali rispecchiavano le particolarità della nazione e soprattutto della cultura di provenienza. Benché tutte contenessero più o meno gli stessi argomenti di ambito letterario, scientifico, filosofico, etc…, e fossero state condivise su tutto il globo, rimanevano però ancorate al luogo di origine. Oggigiorno, grazie all’invenzione ed allo sviluppo della rete Internet, e più in particolare del World Wide Web, possiamo dire che è Internet stesso la nuova enciclopedia dell ultimo secolo, poiché questo potente strumento è ormai in grado di contenere tutta la conoscenza del passato e del presente; e riesce a mettere in comunicazione ogni parte del mondo in tempo reale. Infatti, grazie a questa “comunità virtuale” è oggi possibile ricercare e reperire informazioni su qualsiasi tipo di argomento, fornendo perciò l’accesso ad un sapere ed ad una conoscenza variegati e di portata mondiale. Trovo corretto definire Internet come un nuovo tipo di enciclopedia poiché, secondo me, era questo l’intento di figure illustri come Aristotele, Voltaire, Rousseau, etc…, che cercarono, con le possibilità dei loro tempi, di unire tutto il sapere conosciuto in un unico testo che potesse permettere agli uomini di istruirsi ed accrescere la propria cultura; e credo sia proprio questo quello che oggi la rete ci permette di fare. Inoltre, grazie al continuo sviluppo della tecnologia digitale, i metodi di trasmissione e comunicazione sono stati notevolmente ridotti. Tuttavia, nonostante le comodità che possiede, il mondo online del sapere presenta anche dei pericoli, che sono riconducibili alla malainformazione ed alle cosiddette “fake news”, i quali manifestano il lato negativo del concedere la possibilità a chiunque di inserire informazioni in rete; a differenza invece di quanto accadeva in passato con le enciclopedie cartacee, ove l’immissione di contenuti era effettuata esclusivamente da figure dotte e competenti.
Un altro importante divario di oggi vede contrapposte la versione cartacea e la versione digitale dell'enciclopedia. Se da un lato l’avere tutto quanto online o in digitale risulta molto comodo per la lettura e per gli spazi, soprattutto con grandi quantità di materiale, da un altro i dati in forma cartacea permettono di avere un qualcosa di reale e tangibile, a differenza dei dati digitali. È anche vero che alcune famose enciclopedie abbiano ormai convertito tutti o buona parte dei propri contenuti in forma digitale, soppiantando la forma cartacea; è il caso, ad es., dell'Enciclopedia Britannica. Inoltre, si sente spesso parlare di problemi alla vista dovuti alla eccessiva lettura su dispositivi elettronici, come ad esempio i nuovi tablet, computer, ebook, etc…
A mio parere, Internet e tutti gli strumenti digitali con i quali è possibile interagire per ampliare la propria conoscenza, sono molto utili e comodi per quanto riguarda la rapidità di ricerca e di apprendimento di un’ informazione, in quanto sono in grado di immagazzinare una gran quantità di dati in piccoli spazi ed aiutano il lettore soprattutto nel momento in cui è richiesta una ricerca specifica ed accurata di un qualcosa all’interno dei testi. Tuttavia, trovo che il fascino che ha un libro ed il profumo caratteristico della carta, siano sensazioni insostituibili, specialmente per chi ama leggere, ed il poter toccare con mano i fogli su cui si sta leggendo credo permetta anche di concentrarsi maggiormente sul loro contenuto, a differenza di quanto avviene fissando soltanto uno schermo. Perciò, proprio perché entrambe queste forme di raccolta del sapere hanno sia aspetti positivi che negativi, sono dell’idea che non tutti i testi cartacei debbano essere convertiti in digitale, in quanto andrebbero a perdersi tutte le caratteristiche tipiche di un libro; anche se a volte, è preferibile utilizzare i testi digitali per gli aiuti e le comodità che questi comportano. Per concludere vorrei citare una frase del compianto fumettista Stan Lee, secondo cui “I libri (o fumetti) sembrano fantastici sul computer, ma è sempre meglio avercene uno in mano”.




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